CONCUBINATO
Convivenza tra un uomo e una donna non uniti dal matrimonio. Nell'antica Grecia il concubinato era largamente diffuso e accettato. Esso ricorreva o quando l'uomo non poteva sposare legalmente la donna, a causa della sua condizione di schiava o di meteca, o quando l'uomo era già sposato e a condizione che la convivenza non si svolgesse sotto il tetto coniugale dell'uomo. Anche a Roma il concubinato era presente e, sebbene rifiutato in linea di principio, era assai tollerato in pratica. Le prime limitazioni sostanziali all'istituto s'affermarono in età cristiana, sia aggravando la posizione giuridica dei figli nati da concubine (Costantino stabilì che il padre non potesse legare per testamento nessuno dei propri beni ai figli naturali), sia riformando l'istituto matrimoniale: così Giustiniano ridusse di molto la pratica del concubinato mitigando i limiti al matrimonio che le leggi e le tradizioni precedenti avevano imposto; permise inoltre al padre di legittimare i figli e di lasciare loro e alla concubina parte dei propri beni per successione testamentaria. Il concubinato fu legalmente soppresso nell'impero bizantino da Leone VI nell'887 e condannato dalla Chiesa di Roma soltanto nell'XI secolo.
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